vincenzo valletta
02/02/2019 17:13:00
E' avvincente nella trama del libro come il racconto dei ricordi dei luoghi e delle persone del passato , vissuto con emozione e malinconia, divenga e s' intrecci con la saggia meditazione sulla vita e sui suoi valori, ovvero con l'analisi critica della società , pervasa da una fondata e razionale speranza per il futuro da costruire.Ogni ricordo diventa così un pensiero : rivivere le proprie esperienze per riconoscere se stesso e così comprendere gli altri e il mondo che ci circonda.Struggente e profondo V.V.
25/06/2019.
Relazione del libro fatta da Vittoria Caso.
IN BILICO TRA INSTABILITA’ E EQUILIBRIO di Carlo Cornacchia
Questo testo, in cui si alternano piacevolmente esperienze pregresse di vita diplomatica con riflessioni e osservazioni su temi attuali, non è facilmente catalogabile in un genere letterario; certamente non è un romanzo, non è un saggio, non è un racconto; tuttavia, oserei dire che somma in sé i caratteri dei tre generi. Infatti, il tono di alcuni capitoli soprattutto quando l’autore narra della sua vita è romanzesco così come romanzesca è stata la sua vita; brevi ma interessanti saggi si possono certamente definire le analisi approfondite e chiare dei diversi e molteplici aspetti della realtà in cui attualmente viviamo; un quid tipico del racconto è nella narrazione di alcuni momenti familiari.
Una narrazione, sicuramente efficace, cui conferisce calore e colore, il periodare fluido e sciolto, le scelte lessicali che accompagnano il lettore, lo indirizzano, ne tengono sempre desta l’attenzione e viva la tensione.
Un tema dominante è sicuramente il viaggio: un viaggio tridimensionale che affonda le radici nel passato, interpreta il presente, allarga lo sguardo al futuro.
E’ come se il nostro autore avesse fatto proprio il suggerimento di Seneca “è intrisa di preoccupazioni la vita di coloro i quali si scordano del passato, non si curano del presente, hanno timore del futuro”
Il viaggio reale c’è stato, attraverso la professione impegnativa dell’autore, che ha viaggiato molto attraverso i continenti venendo a contatto con modi di vivere, di essere, di pensare molto diversi l’uno dall’altro. Dovunque sia stato ha lasciato un segno dell’itala intelligenza, dell’operosità e della creatività campana ma, egli sottolinea, non è stato soltanto un dare, è stato anche un ricevere, un reciproco scambio grazie al quale ha compreso i variegati aspetti dell’animo umano e appreso sia quante e differenziate possano essere le risposte a domande esistenziali, sia come debbano essere mirate le strategie di approccio ai problemi e alle situazioni difficili.
Il dottor Cornacchia, dunque, tornato in Campania si è voluto riappropriare della realtà che connota la nostra regione, analizzandone gli aspetti positivi e negativi in tutti i settori produttivi e culturali, dal commercio al turismo, dall’industria alla scuola, dall’artigianato alla gestione delle aree archeologiche, dalla ricerca scientifica all’arte: uno studio attento, non teorico ma basato su sopralluoghi, studio sul campo e confronti con esperti di ciascun settore vagliato.
Un obiettivo sicuramente ambizioso e non facile da raggiungere è quello del recupero del rapporto con l’amata terra d’origine, una volta conclusa l’esaltante esperienza diplomatica.
Lo strumento di cui si serve il dott. Cornacchia per riappropriarsi della sua terra è la memoria. Decisione efficace e saggia perché è nel passato che affondano le nostre radici, ma soprattutto le scelte che sono poi state determinanti nel modus operandi e vivendi.
E’ il passato con tutte le sue connotazioni che aiuta a comprendere il presente e a programmare il futuro.
Il primo approccio con la terra madre, al suo ritorno, infatti, è il ricordo ma, attenzione, non quel ricordo che incatena e ingabbia in una melensa nostalgia improduttiva, bensì la memoria costituisce l’input al confronto tra l’ieri e l’oggi, tra passato e presente, tra noi e gli altri; la memoria stimola alla conoscenza del presente, al recupero della storia, al confronto; un percorso, questo del ripartire dalle radici, che sottende il ritrovare se stesso, la propria identità che durante la full immersion nell’avventura diplomatica si è come frantumata.
Infatti, ho la sensazione che questo impegno, vissuto senza dubbio con passione, slancio, motivazione, come spesso accade quando ci si dedica con tutta l’anima al lavoro, abbia consentito al nostro autore poco spazio e poco tempo da dedicare a sé stesso; tempus fugit e lontani dalla propria terra, dagli affetti, si perde una parte di sé e questo ritorno, questo riappropriarsi della propria terra in tutti i suoi aspetti, sottende anche il recupero di quella parte del sé che, per ragioni di forza maggiore, è rimasta come accantonata in un remoto angolino del subconscio, in attesa di essere scossa dal torpore in cui è caduta.
“ Il tempo per se stessi non lo si troverà mai e resterà sempre un’aspirazione – afferma Seneca – e rivolgendosi a Paolino nel De brevitate vitae gli suggerisce – la maggior parte della vita, di certo la migliore, l’hai dedicata allo stato, prenditi un po’ del tuo tempo anche per te”
Ed ecco che al viaggiare incessante che ha caratterizzato l’indubbiamente affascinante impegno lavorativo, si aggiunge un nuovo viaggio, questa volta metaforico nei ricordi che emergono grazie a un percorso reale, che passo dopo passo, conduce nel presente, nell’attuale realtà.
Due viaggi contemporanei, dunque, in una relazione scambievole l’uno con l’altro, anzi l’uno nell’altro, in un intreccio di dimensioni interiori e esteriori, implicite e esplicite, ora evidenti ora nascoste, ora consapevoli, ora inconsce.
Un profumo, un colore, una parola durante le passeggiate per Napoli e provincia, per Caserta e provincia, rievocano un carosello di sensazioni palpabili, di emozioni intense, di scenari amati di vita vissuta, ed ecco che affiora alla mente il vasto mondo affettivo dell’autore così come il modus vivendi, le tradizioni, situazioni, eventi storici connotanti quel medesimo luogo, gli amici, i familiari, i conoscenti…
In tal modo, dunque, il viaggio continua e si sdoppia: viaggio reale nella presente realtà e viaggio metaforico nel mondo degli affetti.
La realtà con i suoi colori e profumi, determina il tuffo nel passato, rievoca emozioni e a loro volta le emozioni offrono lo spunto per ulteriori approfondimenti, per operare lo studio attento del presente, per cogliere le novità e vagliarne i pro e i contro, le positività e le criticità, proporre risoluzioni, rimedi, strategie, suggerimenti preziosi basati sull’esperienza costruita durante tanti anni di lavoro, sull’osservazione critica, sulla riflessione, sul confronto circa il modus operandi nel mondo, che possono aiutare la Campania a spiccare il volo verso un futuro roseo e migliore.
Laddove l’autore si reca, ovunque vada, durante il suo percorso di riappropriazione del territorio, si scatenano ricordi.
Afferma l’autore (pag.105) che in questo rivolgersi al passato l’abilità è “guardarsi indietro senza farsi del male”, e infatti, egli riesce a ricomporre momenti, immagini, volti, sorrisi, amarezze come tanti tasselli di un mosaico da ricostruire; spezzoni di vita riaffiorano, a cui dare un equilibrio, un ordine, senza soffrire, da rileggere con la maturità odierna.
Il ricordo è il fil rouge lungo il quale l’autore ricostruisce i momenti che hanno scandito le fasi della sua vita, tutte ugualmente importanti, tutte portatrici di crescita, di conoscenza; il ricordo è il filo conduttore che accompagna, talvolta inconsciamente, i suoi passi sia quelli reali che quelli metaforici tra sogni e ideali; la memoria è lo scrigno che custodisce le radici, il trait d’union tra passato e presente; sottrarre all’oblio il passato è sostanzialmente un percorso indiretto per ricostruire la propria identità, scavando nel sé con forza introspettiva.
Quello dell’identità e delle radici è un tema al centro di molte e interessanti riflessioni da parte di studiosi di diverse discipline.
L’immagine vitale delle radici che nutrono l’albero è ricca di suggestioni ed è grazie ad essa che la nostra identità da concetto astratto assume concretezza; dalle radici la nostra identità trae linfa vitale, il nostro io trova adeguato nutrimento: la memoria è il prezioso tramite, quel quid che dall’ instabilità conduce all’equilibrio.
Concludo, complimentandomi con il dott. Cornacchia per questa sua creatura con la quale “exegit monumentum aere perennius”, parafrasando Orazio.
Vittoria Caso